Busto in marmo
Bottega dei Bonazza. Doge Giovanni II Corner (1647-1722). Busto in marmo con stemma inciso sul peduccio. Alt. cm96 (busto cm79, peduccio cm17). Venezia, sec. XVIII. (piccole mancanze).
Sovrapposizioni storiche e concomitanze stavano portando il nostro studio su quest’opera verso una diversa via. Fatti incontrovertibili riconoscono questo magnifico ritratto scultoreo essere il doge veneziano Giovanni II Cornaro o, secondo il parlato venexiano Corner.
Giovanni nacque il 4 agosto 1647 ed ebbe vita felice e tranquilla grazie all’inestimabile ricchezza della famiglia ed al potere che esercitava anche fuori dalla Serenissima. Fu eletto centoundicesimo doge al primo scrutinio con 40 voti su 41 votanti, il giorno 22 maggio 1709.
Oltre agli accadimenti storici legati al suo dogado, a lui è legata una curiosità: l’uso della parrucca nell’abbigliamento di parata. Introdotta a Venezia dal conte di Collalto, trovò pochi apprezzamenti ma da quell’elezione tutti i successivi dogi ne fecero uso fino all’ultimo: Ludovico Nanin centoventesimo doge dal marzo 1789 fino alla tragica notte del 12 maggio 1797 quando dichiarò la fine della Serenissima Repubblica.
Il rinomato ritrattista Giovanni Agostino Cassana (1658-1720) ritrasse Giovanni II Corner con gli sfarzosi abiti dell’incoronazione e da quel ritratto oggi all’Accademia di Venezia, deriva questo busto. l’alta qualità esecutiva è la cifra che fa di questo ritratto marmoreo un capolavoro della scultura veneziana degli inizi del XVIII secolo. L’impalpabile e virtuosistico rilievo dei broccati delle sue vesti cucite con preziosi tessuti veneziani e quello dei ricami d’oro sul corno dogale o più giusto, sul camauro, ne denunciano ricchezza e regalità. Il volto marmoreo è vivificato e nobilitato dal sapiente infrangersi della luce. Virtuosismi ottenuti con una tecnica ritrattistica d’altissima scuola berniniana portata a Venezia da Juste Le Court grazie alla commessa per la tomba di un altro Corner: Caterino, morto eroicamente e sepolto per suo desiderio nella basilica del santo a Padova. Ed è fra uno di questi scultori che si deve cercare l’autore di quest’opera.
Dal suo dotatissimo allievo di origine tedesca Heinrich Meyring (1628-1723) italianizzato Enrico Meringo si riconoscono similitudini stilistiche confermate con opere come la statuaria dell’altar maggiore di San Moisè, la statuaria a Santa Maria del Giglio ed altra per la famiglia Pisani alla Villa di Stra queste in collaborazione con un altro dotatissimo allievo del Le Court Giovanni Bonazza. In questo atelier od in quello di Enrico Meringo si può individuare lo scultore.
Eletto doge, Giovanni II nel 1720 ordinò allo scultore Giuseppe Torretti (1664-1743) una nuova tomba monumentale per la famiglia, da collocare nella chiesa di San Nicola dei Tolentini. Uno dei sei busti Corner che la compongono effigia il nostro doge in una resa scultorea di non eccelsa qualità e certamente inferiore all’opera quì raccontata. Scultura che quasi certamente proveniva da Palazzo di San Polo.
Le opere d’arte in esso contenute furono disperse con l’estinzione della famiglia. Di alcune opere si conosce dove oggi sono custodite: National Gallery di Londra, Rijksmuseum di Amsterdam, Metropolitan di New York, National of Australia e non ultimo, Jacquemart-Andrè di Parigi; mentre il celeberrimo ritratto di Giandomenico Tiepolo eseguito dopo la sua incoronazione è rimasto a Venezia custodito a Ca’ Rezzonico.
Grande casato questo dei Corner: una delle quattro famiglie veneziane documentate fin dalla fondazione della città nel V secolo, onorata con il titolo di “casa vecia evangelista” sempre iscritta sull’Albo D’Oro fin alla sua prima edizione risalente al XIII secolo. Dino Levorato
Base d'asta € 18.000