Scuola fiorentina dell’inizio del sec. XVII
Ritratto di Maria Strozzi negli Strozzi
Ritratto di Maria Strozzi negli Strozzi, con cornice. Il ritratto qui esposto è da restituire alla nota serie delle “Bellezze di Artimino” la quale fu fatta eseguire, tra il 1599 e il 1608, dal Granduca Ferdinando sotto la supervisione della moglie Cristina di Lorena per la villa di Ferdinando ad Artimino. La serie, che tra il 1620 e il 1638 comprendeva di 63/65 ritratti di gentildonne fiorentine, romane, napoletane e di altre corti, oggi è divisa tra gli Uffizi e Poggio Imperiale e altri tre ritratti si conservano al museo di Douai (Ritratto di Isabella Buonguglielmi Montauti) e al Musée des Beaux Arts di Chambéry (Ritratto di Ottavia Capponi Minerbetti e Ritratto di gentildonna).
È da osservare che i ritratti di Artimino furono eseguiti in due formati diversi, fino al “petto” e fino al “gomito”, e, infatti, facevano parte della serie copie contemporanee di alcuni ritratti. È molto probabile, dunque, che il dipinto qui esposto sia la versione più piccola, di fatto mancante, del ritratto fino al “gomito” di Maria Strozzi, oggi conservato agli Uffizi.
Poco ci è dato sapere dell’artista che eseguì la serie di Artimino il quale deve essere stato, molto probabilmente, un pittore fiorentino attivo verso la fine del Cinquecento. Tra gli artisti proposti dagli studiosi figurano i nomi di Francesco Mati (1561-1623), di Matteo Confortini (A.1585-1641) e di Achille di Baldassarri Granre (A.1602-1604). Sono tuttavia questi ultimi due che potrebbero, molto probabilmente, aver preso parte all’esecuzione della serie. Sappiamo, infatti, che Achille di Baldassarri Granre, forse allievo di Jacopo Ligozzi, aveva dipinto tra il 1602 e il 1603 almeno 18 dei ritratti di Artimino e che Matteo Confortini aveva ricevuto pagamenti per dei ritratti eseguiti dal 1600 al 1606. Purtroppo di questi due artisti non sono pervenuti dipinti e pertanto è difficile stabilire l’esattezza dell’ipotesi attributiva. Di Francesco Mati invece sono conosciute numerose opere religiose e tre ritratti, due a figura intera e uno a mezzo busto, tutti pertinenti con lo stile della serie delle belle. Si evidenzia inoltre che tra tutti i ritrattisti fiorentini attivi per i Medici in questo lasso di tempo, oltre ai tre qui menzionati, quello maggiormente prossimo al modo di dipingere della serie è Tiberio Titi (1578-1637), valente ritrattista figlio di Santi di Tito.
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: cm60x42
Base d'asta € 1.500